TUTORIAL

Maschere Alpha in Metashape

Durante l’elaborazione fotogrammetrica, gran parte dei software presenti sul mercato consentono l’adozione di maschere.
Queste maschere consentono di definire delle porzioni fotografiche da ignorare nei calcoli del programma.
Per intenderci, se nelle immagini di una campagna di rilievo fotografico compaiono persone o autoveicoli in movimento, ad esempio, gli algoritmi SfM avranno difficoltà nella risoluzione della scena, proprio a causa del movimento che tali oggetti hanno durante le riprese (ricordiamo che, nella maggior parte delle configurazioni di ripresa, i software fotogrammetrici si basano sulla deduzione geometrica della posizione della camera rispetto ad una scena statica).

Oltre al movimento di soggetti, ci sono particolari materiali che per loro proprietà frenel comportano condizioni riflessive o di trasparenza che cambiano in base all’angolo di ripresa (ad. esempio materiali metallici, vetrature, plastiche lucide) e che quindi portano a potenziali problemi di risoluzione fotogrammetrica.

Per tutte queste ragioni, può essere utile ignorare, mascherare, delle porzioni fotografiche, andando a migliorare e facilitare i risultati dell’elaborazione fotogrammetrica.

Per creare queste maschere, i programmi fotogrammetrici offrono alcuni semplici comandi di selezione, lasciando all’utente l’onere di operare questo partizionamento manualmente per ciascuna immagine coinvolta.

In alternativa, alcuni programmi consentono anche il caricamento delle maschere tramite appositi file esterni, opportunamente realizzati tramite una logica binaria (solitamente i pixel sono identificati con colori bianco e nero).
Questo approccio ha il vantaggio di consentire l’utilizzo di specifici software di fotoritocco che, per loro natura, offrono maggiori comandi di selezione che si basano su regole di contrasto o similitudine tonale o cromatica.

In questo tutorial, mostro il flusso di lavoro per creare, all’interno di Adobe Photoshop, delle maschere che vengono salvate nel canale alpha dell’immagine stessa, andando a sfruttare alcuni specifici comandi di selezione semi-automatizzata presenti all’interno del programma Adobe.
Infine, all’interno di Metashape, ci occuperemo di fare leggere e assegnare automaticamente i canali alpha di ciascuna immagine caricata, facendole interpretare come maschere.

Come modellare volte e cupole in Revit

Quando parliamo di modellazione di edifici storici in BIM, si genera sempre un po’ di preoccupazione per come modellare le irregolarità morfologiche che contraddistinguono gli stili degli edifici più antichi.
La modellazione BIM e più in generale la modellazione tridimensionale parametrica, impone delle rigidità costruttive che spesso non agevolano la geometrizzazione degli elementi costruttivi di edifici storici. A questo si aggiunge il difficile connubio tra livello di dettaglio geometrico (LOG) e la coerenza semantica indispensabile all’inserimento informativo nel modello.

Alcuni prediligono l’approccio che tende a riprodurre pedissequamente la forma degli elementi tramite l’utilizzo di componenti locali o di mesh ricavate da rilievi laser.
Questa modalità, però, pur consentendo maggiore espressività geometrica, esclude una serie di informazioni attribuibili invece agli elementi di sistema.
Entrando nello specifico, potremmo affermare che il metodo più “corretto” per la modellazione delle volte e delle cupole, dovrebbe prevedere l’utilizzo delle famiglie di sistema (pavimenti, muri, tetti) correttamente configurati anche tramite l’ausilio della loro stratigrafia.
Finché si tratta di volte semplici (come le volte a botte regolari) possiamo utilizzare lo strumento TETTO DA ESTRUSIONE, ma quando abbiamo a che fare con costruzioni più complesse ed articolate, allora ci possiamo scontrare con i limiti dei comandi di generazione offerti da Revit.
Una strategia per aggirare tali limitazioni può prevedere l’utilizzo delle masse locali.

All’interno di Revit le masse locali sono finalizzate prevalentemente allo studio concettuale e volumetrico del progetto, offrendo libertà nella creazione di tale forme e permettendo la conversione delle superfici in tetti, pavimenti e muri.
Sfruttando questa possibilità, possiamo importare come massa locale un file DWG contenente delle superfici 3D che riproducono le superfici delle volte o delle cupole che intendiamo modellare e successivamente, in Revit, associare a tali elementi dei pavimenti, muri o tetti.
Durante l’associazione di questi elementi, possiamo anche definire l’ubicazione rispetto alla superficie dell’intradosso o estradosso del pacchetto stratigrafico.

Per generare questo superfici 3D, possiamo utilizzare qualsiasi programma.
In questo caso, ho voluto individuare un flusso di lavoro partendo da Autocad, perchè software largamente conosciuto ed utilizzato in ambito AEC ed inoltre perché offre comandi CAD che consentono una facile integrazione delle geometrie generative.

Sono diversi i formati che Revit riconosce all’interno del processo di importazione in una massa locale: DWG, DXF, SAT, SKP, 3DM e DGN

Questo approccio, ovviamente, non è privo di limitazioni e criticità.
Ad esempio, stiamo attualmente conducendo delle sperimentazioni per trovare delle modalità di creazione funzionale per i rinfianchi delle volte o, ad esempio, per risolvere alcuni problemi di generazione dei tetti che Revit impone quando le geometrie risultano troppo complesse.

Non va dimenticato, che nell’approccio con metodologia BIM la geometria deve coniugarsi sempre alle necessità informative dettate dalla committenza o dalle finalità progettuali.

Per approfondire tale approccio, ho realizzato dei tutorial in cui costruisco alcune volte e cupole partendo da Autocad fino a Revit. (VEDI TUTORIAL SUL CANALE YOUTUBE )